Mi chiedono: a chi è rivolto il tuo appello?
L’ho scritto, a chi è rivolto, ma evidentemente non si comprende e torno sull’argomento molto volentieri.
Non è un appello a seguire qualcuno e sicuramente non a seguire me, perché mi sono già fatto di lato, lasciando ogni incarico, muovendomi da tempo come un comune cittadino. E non è nemmeno un appello che rivolgo chiamandomi “fuori” perché sono ben lieto di partecipare.
Il mio augurio – ed è il senso stesso della scommessa – è che l’appello sia assunto e rilanciato da molte altre e molti altri, desiderosi di cambiare lo stato di cose presente. È a loro che mi rivolgo perché facciano altrettanto. Perché escano di casa e si organizzino per fare cose belle e giuste, che pare che oggi l’unica cosa che conta sia cercare nemici e sostenere posizioni a dir poco bizzarre e retrograde. Perché non è solo una questione generale ma è una questione personale, perché le disuguaglianze, la mancanza di prospettiva e l’incertezza del futuro riguardano e toccano sempre più persone, appunto.
L’urgenza è sotto gli occhi di tutti e, come si può rilevare, le cose non andarono bene e possono solo peggiorare, se si continuerà così. Rendersene conto è il primo passo, il secondo è impegnare parte del proprio tempo e della propria attenzione per evitare il disastro. A cominciare dal clima, s’intende, intrecciato – per sua natura, potremmo dire – con tutto il resto.
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