E niente. Ogni volta che si parla di legalizzazione della cannabis arriva qualcuno – spesso particolarmente disinformato, come nel caso qui sopra – a dire che bisogna parlare d’altro che non è una priorità che insomma che testa avete a pensare a questo tema che come minimo vi drogate che non sapete più di che cosa occuparvi. A rota, proprio.

L’abbiamo già sentito per il ddl Zan, per i diritti umani e, insomma, per tutto ciò che pare essere lontano dall’agenda politica “di giornata”.

Come se gli argomenti fossero crostacei.

Eppure si possono fare due o addirittura tre – clima, progressività, patrimoniale – insieme. E parlarne per mesi, non solo per minuti.

Pensate: è addirittura (!) possibile aggiungere il salario minimo e la questione gigantesca delle retribuzioni anche al referendum sulla cannabis, come è già stato fatto per l’eutanasia legale.

Incredibile, vero? Inaccettabile per i benaltristi, che a furia di riferirsi ad altro non si capisce bene di che cosa si occupino. Di altro, probabilmente.

La politica è ciò che succede mentre noi pensiamo ad altro, anzi a ben altro.

Il benaltrismo è una forma che riesce ad associare ipocrisia, conservatorismo e inerzia come poche altre.

Tra l’altro e peraltro, nel nostro caso si pone proprio il tema opposto: perché noi stiamo – in tutti i sensi – da un’altra parte.

Non in Parlamento, non al Governo, non in tv, non sulle colonne delle prime pagine dei giornali. Ma vallo a spiegare.

Comunque si può firmare per l’eutanasia legale, studiare la possibilità di fare un referendum per la legalizzazione della cannabis, estendere diritti e tutele a chi non ne ha, chiedere il salario minimo e pretendere che le persone siano retribuite come si deve, promuovere l’introduzione di un’imposta patrimoniale, insistere per una maggiore progressività e soprattutto occuparsi del clima.

Tutto è possibile.

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