Ma un po’ di intuito, sì, però. E Di Pietro ha fatto benissimo a presentare una controfinanziaria. Pare invece che ai nostri l’idea di una contromanovra non piaccia e per ora ci si ferma a un (fin troppo generico) giudizio politico. Strateghi!
Poi, a guardarla nel dettaglio, la contromanovra di Di Pietro è da valutare. Prevede effetti solo a partire dall’anno prossimo (e anche più in là, come nel caso dell’abolizione di tutte le Province, per cui di tempo ce ne vuole ancora di più) e alcune proposte sono impraticabili, a cominciare dal raddoppio della tassazione aggiuntiva sui capitali rientrati con lo scudo fiscale (come qualcuno, sul Fatto, ha chiesto già una settimana fa): il patto leonino proposto mesi fa va, ahinoi, rispettato e non può essere modificato a posteriori. Mi fa notare Rita da Perugia che «le proposte per lo sviluppo, per i termini generali in cui sono indicate, sono invece corrette, perché vanno nella direzione di una redistribuzione a favore dei redditi più bassi che, a parte le considerazioni di equità, sono quelli che sostengono maggiormente la domanda». Sviluppo, redistribuzione verso i redditi più bassi e domanda interna: proprio quello che manca a B e T.
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