Inizio a scrivere un post che non so mica se e quando finisco di scriverlo. E per la verità non so bene nemmeno da dove incominciare.

Partiamo dal fatto che ieri ero in tv (che non ci vado mai) e prima di me c’era Mario Monti che diceva che non esiste patto per l’Italia (!) senza una patrimoniale e una tassa di successione.

Lo dice Monti, gli altri fischiettano.

Poi leggo sui giornali che contro il salario minimo – fingendo di non aver compreso la proposta – si scagliano i sindacati che sui salari sono d’accordo con Confindustria. Logica politica strettissima, direi.

Come se non bastasse tutto si trascina in un eterno pettegolezzo che pare quel film di Pietro Germi ambientato in una cittadina veneta. E tutta la vita – politica – gira infinita senza un perché.

Infine leggo un libro molto bello di Piero Negri Scaglione (il titolo è quello del post, l’ho conosciuto al Talk del Post, mi ha fatto una dedica bellissima senza riconoscermi che forse è la ragione per cui è bellissima, la dedica) e ho capito tutto. Come d’incanto.

La storia la conoscete. Noodles Robert De Niro torna trentacinque anni dopo, gli pongono quella domanda (gliela pone Fat Moe), e lui risponde: sono andato a letto presto.

Poco prima c’è la scena della stazione, uno specchio e Robert De Niro che in quel momento sta partendo e dopo pochi secondi torna invecchiato. Senza soluzione di continuità. E in mezzo la telefonata con Fat Moe, dall’altra parte della strada con quel piano sequenza sul locale a tarda sera. E poi una stanza Instagram con tutte le foto delle persone di quegli anni che sono passati e soprattutto di quella donna, che vince tra i perdenti (almeno fino a quel momento della storia).

Ok, ci siamo.

La notizia è però che Noodles non torna. Cioè voi non vi potete più fidare di quelli che ci sono nella speranza che tornino in sé. Dovete prenderne il posto.

Con il vostro talento, con la vostra preparazione, con la cultura che loro si sono dimenticati di avere.

Sostituzione, come nello sport. Esce un sindacalista preoccupato del sindacato più che dei lavoratori, esce una “sinistra” che si fa scavalcare a sinistra da un elegante bocconiano, esce il chiacchiericcio infinito di una politica che parla solo di se stessa.

Tornando a casa questa mattina dopo aver accompagnato mia figlia al pulmino giallo, mi incrocia una signora che mi dice: «La aspettiamo». Ringrazio, ma penso che non dobbiate aspettare.

Dovete entrare voi. Non c’è più spazio per il c’era una volta e quello che c’è ora è sostituibilissimo. E ve lo dice uno che è stato sostituito, e che continua a tifare dalla panchina. E lo farà sempre.

Tocca a voi. A chi è sfruttato, a chi vive in un mondo diseguale e grottesco che corre verso la propria fine (in senso letterale). A chi non aspetta altro se non se stesso perché nessuno lo aiuterà, anzi.

Noodles siete voi e non si tratta di buttarsi nella vasca del Campari, a piedi pari oltretutto (cit.), si tratta che è la vostra vita. Non fatela gestire da altri. Non dipendete se non da voi stessi.

Non fatevi fottere. Non più di così. È già troppo.

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