Diceva Sacconi, oggi, nei titoli. E, invece, il risultato schiacciante a Pomigliano non c’è stato, con buona pace dei ministri-fenomeni e di chi voleva imporre a tutto il Paese il ‘modello’ Pomigliano. Le maestranze si sono divise in due, nonostante le pressioni (e, a volte, ai ricatti) degli ultimi giorni. Ora tocca a Marchionne dimostrare che le intenzioni fossero buone fin dall’inizio.
P.S.: il Corriere già dice che la Fiat andrà via. Strano, per un «risultato schiacciante».
P.S./2: nei commenti, mi pare che Savepan abbia centrato la questione. Hanno perso tutti, sì, ma l’aver caricato di significati ideologici (e anti-costituzionali) l’accordo è stato un errore del governo e di chi ha pensato di forzare la mano. E il Pd, purtroppo, ha perso un’occasione colossale per discuterne in termini politici come un grande partito dovrebbe fare: perché c’è la produttività, ci sono gli standard europei, c’è la globalizzazione (e c’è anche la camorra, per la verità), ma da qualche parte ci sono ancora i diritti costituzionali e lo Statuto dei lavoratori. E l’accordo, sottoscritto con grande entusiasmo programmatico («un nuovo modello delle relazioni tra lavoratori e impresa», già) da Bonanni e da altri, non si è rivelato essere di fatto un accordo. Siamo tornati al punto di partenza. Dare ora la colpa a chi non era d’accordo è troppo facile. E, alla luce delle condizioni di contesto, molto ingiusto.

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