Tocca fare un po' di elucubrazioni, perché le fanno tutti. Ma proprio tutti. Lo scrive Cristiana, lo dice Francesco, Samuele rilancia. Insomma, tutta la città ne parla. Però noi non siamo strateghi, non abbiamo idee originali. Le prendiamo in prestito. E allora, a cena, non a Roma, dove si decidono le cose, ma a Milano, tra amici, viene fuori che la cosa migliore è seguire D'Alema. Sì, proprio così. Perché D'Alema ancora oggi rivendica la bontà del piano fantastico adottato in Puglia. Fare di tutto per far sembrare il Pd un partito allo sbando, contestare il proprio candidato, fare le primarie all'ultimo momento, costruendo così le condizioni perché la Poli Bortone e l'Udc si staccassero dalla destra per andare in solitaria e fare in modo che l'odiato Vendola potesse battere Palese (e Fitto). E allora va preso sul serio, lo schema (la dottrina!) D'Alema. Anche a livello nazionale, infatti, si potrebbe fare così. Lasciare andare da solo il terzo polo dei 'frontalieri' Casini, Fini, Lombardo e Rutelli e costruire una bella alleanza che faccia lo stesso risultato del 2008: per vincere le elezioni. Il polo dei frontalieri quanto vale? Un 10%? Benissimo. Essendo concentrato soprattutto al Sud, fa pensare che soprattutto al Senato (che, lo ricordo, ha il premio di maggioranza regionale), B farebbe molta fatica a vincere. E potremmo vincere noi. Proprio come in Puglia. Uguale uguale. Grazie all'intuizione geniale che qualcuno ha, inconsapevolmente, avuto. Un ultimo passaggio. La dottrina D'Alema consiglierebbe di candidare Vendola, per essere conseguenti. Non me la sento, vi dirò, di spingermi fino a queste estreme conseguenze, ma la prospettiva mi affascina. E sono ironico, certamente, ma solo fino ad un certo punto.
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