iacomo Russo. Lo trovate qui (al minuto 14, più o meno). Perché bisogna anche vederlo, Giacomo. E guardarlo negli occhi. In pratica in Italia un ragazzo su quattro è disoccupato. E non è più nemmeno una novità.
«Qua non si sta rischiando la propria vita per un lavoro. Che comunque il lavoro è una cosa sacrosanta. Qua si sta rischiando la vita per la vita. Il precariato è anche peggio della disoccupazione, perché quando sei disoccupato ti senti in una condizione da riscattare. Invece qua in Italia siamo arrivati a un punto che quando sei precario ti ritieni quasi fortunato. Come se fosse una condizione normale. Io non posso più accettare questa cosa. In un Paese normale il precariato non dovrebbe quasi quasi neanche esistere. Io a trent'anni voglio sognare, voglio la possibilità di progettare il mio futuro. Il precariato non è normale. Quando si parla di scuola a maggior ragione, perché scuola e precariato non possono andare d'accordo. Dalla scuola dobbiamo ripartire. La scuola non è soltanto una formazione di professioni, ma la scuola è la costruzione di un Paese migliore».
Forse, per iniziare la stagione del «porta-a-porta», converrebbe presentarsi davanti alle scuole, il primo giorno. E poi il secondo. E così via. Chiamiamolo «scuola-a-scuola», chiamiamolo come volete. E proponiamo di trovare i soldi per la scuola. Non ci sono? Si trovino. E si spieghi che la scuola è quella cosa che Giacomo descrive così bene. Non è popolare? Chissenefrega. Finché seguiremo chi pensa che gli insegnanti siano statali e quindi fannulloni (per la proprietà transitiva delle scemenze), avremo perso. E perderemo. Per sempre.

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