Un'intervista di qualche giorno fa, a Stefano Caselli, Il Fatto, 19 agosto 2010.
«Non perdiamo l’occasione di giocare d’anticipo. Berlusconi lo fa da una vita e noi gli andiamo sempre dietro». Giuseppe Civati, 35 anni, consigliere regionale in Lombardia, appartiene alla generazione Pd nata politicamente con le primarie e certo non teme un nuovo round.
Civati, il sondaggio del fattoquotidiano.it rispecchia le aspettative del vostro elettorato?
Certo. Noto, purtroppo, che in queste settimane è in corso una specie di dottorato in governi tecnici e di transizione. Se si continua così, abbiamo di nuovo sbagliato tutto. La voglia di primarie di coalizione è un dato di fatto, positivo, che significa una cosa sola: la gente vuole un Pd protagonista. In questo momento il fallimento è degli altri, non nostro. Non possiamo sprecare questa occasione andando un’altra volta a rimorchio. Certo ci vuole un progetto, un percorso. Vedo che siamo già a sette, otto candidati per le primarie (ho perso il conto) senza che le primarie siano ancora state indette. Così la gente non capisce da che parte andiamo. E poi vanno benissimo le primarie per la leadership, ma non bastano.
Cos’altro serve?
Ci vogliono anche quelle per i candidati di lista, decisive per far saltare l’idea di politica che ha ammazzato la politica. Il porcellum è un obbrobrio e l’unico modo per superarlo è renderlo un po’ meno porcellum… Insieme ad altri amministratori e a molti cittadini, ho firmato una lettera al segretario Bersani per chiedere che sia dato modo ad iscritti ed elettori di scegliere chi candidare, esprimendo delle preferenze per le singole persone. Le liste che verranno presentate per il Parlamento (tra tre mesi o tra tre anni, non importa) si devono comporre mettendo in lista le persone secondo l’ordine dettato dalle preferenze raccolte alle Primarie.
Dunque non serve un governo per una nuova legge elettorale?
Non è affatto detto che si debba per forza votare con questa legge. Non capisco perchè il Pd non faccia una proposta seria da portare in Parlamento anche con questo governo. La si proponga all’Udc, ai finiani, ai delusi del Pdl e vediamo quali sono i numeri. Se serve a far saltare il porcellum va bene anche un patto col diavolo. Questa sì che sarebbe una cosa concreta, non una politica generica di alleanze, o peggio, di poltrone di premier offerte a Tremonti e Casini, magari mentre si parla male di Vendola.
Allora va bene anche Vendola leader del Pd?
Accettiamo le candidature, tutte e discutiamo. Le primarie sono una grande risorsa di dibattito culturale, non lasciamocela scappare. E soprattutto guai ad aver paura di votare; per una volta giochiamo d’anticipo noi. Berlusconi è una vita che gioca d’anticipo…
Non se ne sono già fatte un po’ troppe di primarie nella storia del Pd?
Ce ne sono state tante perché abbiamo creato un partito in un momento di crisi di governo e cerchiamo di rilanciarlo durante un’altra crisi. Ma c’è una differenza colossale: questa volta la crisi è degli altri, non nostra. È un assist formidabile sotto porta. Se poi si decide di buttare fuori la palla per paura che a segnare sia Vendola – o chi per lui – allora possiamo andare a casa. Le persone hanno idee molto più chiare e rigorose delle nostre.
Il Pd saprà si confronterà con il Movimento a 5 Stelle?
Bisogna discutere con tutti. Certo, non proponendo loro alleanze come faresti con Casini, sarebbe ridicolo. Ma rincorrendoli sui temi che pongono. Io, personalmente, ho cordialmente ricambiato il vaffanculo rivolto da Beppe Grillo durante il V-day, perché anch’io sono per il limite dei due mandati e per il Parlamento pulito. E poi c’è il discorso della finanza. Grillo e i suoi, spesso, usano toni inadeguati, ma la questione della finanza è un tema fondamentale per il Nord. I cittadini dell’area più produttiva del Paese devono essere sereni quando affidano i loro soldi a qualcuno.
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