iprende l'assemblea nazionale del Pd e il liveblogging del vostro affezionatissimo. Qui ci vuole il coffee party: il sonno accomuna tutti, senza distinzione di mozione.
13.35. Bersani termina il suo intervento dopo un'ora abbondante. Il Pd s'intesta la battaglia del federalismo, non si fa tirare da nessuno ma guida l'alternativa. Bersani si dice soddisfatto dell'assemblea, promette una grande mobilitazione in tre weekend di novembre, rinvia a Napoli, azzardando anche l'ipotesi di tenere un'iniziativa di scambio tra Nord e Sud, «per guardarsi finalmente in faccia», dice. Due cose, soprattutto: opporsi alla deriva plebiscitaria, descrivere il senso di un'alternativa di governo. Per far questo, si deve parlare di lavoro e di legalità, all'insegna di una svolta. La svolta di Busto. Per far venire a chi è arrabbiato il dubbio che il Pd possa essere preso sul serio. E, ancora, l'urgenza della riforma fiscale e una «cura» diversa per il Nord e per il Paese, perché quella di B&B ha fallito: il «territorio non deve essere il tabernacolo delle sicurezze», ma attraverso un'apertura di senso. Perché il Nord è il  luogo dove la naturale distanza dagli italiani verso la politica e lo Stato si raddoppia [un po' discutibile, questo passaggio] e perché non si può limitare tutto alle questioni dell'immigrazione. «C'è sempre un rom a cui correre dietro, una moschea da strumentalizzare, un inno di Mameli da contestare». Forse il problema è un altro. E il fisco, per noi, è il tema clou
12.52. La batteria mi sta abbandonando. Ma non ho paura, no, neh?! Dopo riprendo.
12.51. «C'è paura in giro, io no, neh?!», ma la paura «va giù per li rami»: è ufficiale, non è cambiato.
12.50. «Non siamo oltre Berlusconi, siamo nel secondo tempo». La fase più pericolosa: «la promessa non c'è più, ma c'è la forza». Ieri Bindi ha spiegato che era praticamente finito. Boh. «Conformismo difficile da smontare… qualcuno inizia a dire "ma", ma poi ci mette dentro anche il Pd» e «c'è anche il terzismo dei sepolcri imbiancati».
12.48. «Un Paese attonito, in cui sta succedendo qualcosa. Più del 50% dice che non andrà a votare». Ottimo, Pigi, è l'unico che ne ha parlato. «Questo è il problema», bravo Pigi. «Il berlusconismo nasce nel discredito la politica». Cazzo, Pigi, così. «E finirà da dove è iniziato, in una crisi politica» (cita Pasolini: è ufficiale, Bersani è cambiato).
12.46. «Federalismo immaginario», «maiale tutto prosciutti». «A proposito della Gelmini, dov'è che parla di merito e di valutazione?». «Le nozze con i fichi secchi non si fanno», no, Pigi, no.
12.45. «Politica di divagazione e di distrazione, da parte del governo, aspettando che arrivasse il bel tempo». Qui c'è il Pigi migliore. «Sembra Gozzano».
12.42. «A noi ci chiedono di non rompere troppo le scatole, attenzione al default», questo ci chiede la comunità internazionale. «Son là che godono, se noi ridimensioniamo le nostre capacità». E Tremonti è stato tutto sulla difensiva. I redditi medio-bassi, bravo Pigi. «Il sistema degli enti locali, nei prossimi mesi dovremo rendere chiaro questo stato delle cose (lui aggiunge «qua»)». «Abbiamo azzoppato il futuro», bravo Pigi. «Siamo gli unici al mondo ad averlo fatto». «Hanno sbagliato tutto dall'inizio», Tremonti e gli altri.
12.40. «Non bisogna venir giù a bevuta pari». «Questo Paese è un vaso di coccio», sullo scenario internazionale. «Abbiamo perso il doppio degli altri», andate a vedere il mercato dell'auto e dei motorini, e vedrete che gli altri vanno meglio di noi. «Siamo al 118», con il debito, e anche con il pronto soccorso.
12.37. Bersani: «i tempi stringono». «Crisi politica e crisi sociale si stanno avvitando». «Sistema finanziario ancora non sotto controllo, crescita mal distribuita, enorme quantità di tensioni». «Questo debito pubblico che si è accumulato in tutto il mondo, anche noi in Italia». «Stiamo parlando di un massacro? Come si rientrerà dal debito?». «Visco ha fatto una proposta che nessuno ti dice che è sbagliata: paghi la finanza quel che ha determinato la finanza». Per la verità non è certo stato Visco il primo a dirlo. E a farlo, per altro. «La finanza è una forza reale che va comb…». Ecco, meglio non dire che bisogna combatterla.
12.36. «Rispetto». «Le gazzette sono ancora troppo piene di un partito che parla di sé e non dei problemi». Forse ce l'ha con quelli del palco.
12.35. «Ce l'avremo 'sto rispetto, con calma e gesso, ci rispetteranno». Inizio subito. Con il rispetto dello Statuto, ad esempio, mi suggerisce una delegata.
12.33. «Intuizione giusta: si fa il punto politico e si fa il motore politico del progetto per il Paese. Una bella assemblea, un bel partito. Se ne convinceranno. Ci vuol pazienza». Ma non era finita? Scherzo.
12.32. «Cari dirigenti del Pd». «Oggi un passo importante». «Si può anche morire per la democrazia, per la lotta al terrorismo, per la dignità umana, ma bisogna essere sicuri di arrivare al risultato», Bersani sull'Afghanistan.
12.31. Pigi.
12.30. Finora praticamente nessuno ha parlato delle proposte di cui si è discusso nei gruppi di lavoro. Questo è il problema, speriamo che la prossima volta si rovescino i due momenti: prima le proposte e il lavoro sulle questioni di fondo. Poi, in un secondo tempo, magari di notte, i comizi di quelli-che-non-possono-non-intervenire.
12.27. Adamoli: «la formula dalemiana della "Lega come costola della sinistra" va contestualizzata». Non sara mica una bestemmia? «Secessione strisciante, silenziosa, meno eclatante di quella di altri Paesi europei».
12.14. Roberto Cornelli: «è evidente un grande riscatto civico». Cornelli è bravo. E ottimista.
12.12. Bersani, ti prego, intervieni tu. In platea ci si chiede se l'intervento di Franceschini sia un intervento di transizione, per arrivare direttamente alle prossime elezioni.
12.11. «Serve un partito unito». Ecco. Applausi. Contro chi si divide sui giornali. Chissà di chi sta parlando. Ah, già, di tutti quelli che sono quindici anni che lo fanno. E che sono tutti sul palco. Mai uno che dica: smetto io per primo.
12.10. «Dobbiamo caratterizzarci su alcuni temi, tipo: scuola e formazione», perciò ci vuole «il merito, ancora, per chi è più bravo non per chi è protetto». Secondo: grande battaglia per il welfare universale. Indipendentemente dal tipo di lavoro e di contratto, quando perdi il posto di lavoro, lo Stato ti dà un'indennità. Universalismo, come quando ci si ammala. Come si finanzia? Con il recupero dell'evasione fiscale.
12.08. «Servono regole per l'immigrazione, ma continuare a dire no alle cattiverie della destra». Cavoli. Viva Tettamanzi. Applausi a scena aperta.
12.07. Perché alcuni possono parlare il triplo degli altri?
12.06. «In Europa vince la destra, nel mondo la sinistra». Extracomunitari, insomma. Forse è un messaggio per Veltroni. «Noi ci siamo limitati ad inseguire, in Europa, abbiamo presentato quelle stesse proposte con poche correzioni, con un po' di buon senso, con un po' di equità sociale». Applausi. Dell'alternativa.
12.05. Franceschini parla dei «nuovi deboli», che dobbiamo avere dentro di noi. Si parla di questioni sociali, non di volontà politica, s'intende.
12.02. «Non abbiamo più un blocco sociale di riferimento», che potrebbe anche essere letta come una brutta notizia.
12.00. «Il motivo più rilevante: il Pd è nato anzitutto attorno a un progetto ambizioso di cambiamento di questo Paese». «Se non c'è questo collante, si smarriscono quasi le ragioni dello stare insieme». Il Pd delle origini.
11.57. «Alleanza costituzionale, senza l'anomalia del berlusconismo», ma noi non siamo antiberlusconiani. No, è lui che è anomalo.
11.50. Franceschini risponde a quelli che finiscono per -oni. «All'emergenza democratica si risponde con una risposta d'emergenza». «Stupidaggine dell'antiberlusconismo: noi siamo nella massima emergenza democratica in cui può essere un Paese nel 2010». Noi, però, abbiamo l'arma segreta: abbiamo Franceschini.
11.40. Pausa. Mia.
11.36. «I documenti dell'assemblea devono essere recapitati almeno 15 giorni prima e l'assemblea va riunita il sabato e la domenica, non il venerdì, che la gente lavora». Poi si parla di indirizzari e di questionari, per chiedere il parere dei delegati. «Come Obama». Uguale. Applauso.
11.35. «Punti netti e chiari su testamento biologico, unioni civili e nucleare», senza dividerci oggi, se ne parli la prossima volta.
11.33. Mozione contro il nucleare, presentata dalla mozione Marino (che è contro il nucleare, infatti).
11.27. «Cambiare la legge elettorale è la priorità. Il Pd una proposta ce l'ha. Atteniamoci a quella». «Non si parla in giro di cose che questa assemblea non ha votato». Marino ha due proposte chiare: «primo, parità di genere nelle posizioni eleggibili». Secondo: «limite dei tre mandati». Applauso e «bravo». Applausi [peccato che qualcuno stia raccogliendo le firme sulla stessa proposta. Dirlo non sarebbe male, ma non fa niente. Ormai qui quasi tutto non fa niente]. Ci teniamo Vendola e Idv, l'Udc non può chiederci di rinunciare loro. «Dobbiamo parlare con il Popolo Viola», come ho fatto io, dice Marino: «ero l'unico ad esserci andato». Fortunatamente non è vero.
11.25. Ignazio Marino: «Tremonti, quello che volevamo mandare a fare il premier, non è un omonimo». E anche Lombardo, tipo. «Trasformismo, anche nostro». Marino la tocca piano. «Lombardo potrebbe essere un esempio per il governo nazionale, per me Lombardo non è modello di nulla». Applausi.
11.24. «Noi siamo il requisito fondamentale per vincere». «Nessun alleato straniero, estraneo al Pd». Fioroni pensa a Fini: «la sua battaglia è nella destra». «Noi non potremo mai dare vita a un'alleanza per fare un governo con Fli. E non parliamo di alleanza costituzionale, perché la Costituzione si fonda sull'antifascismo e sulla resistenza». Martellata a Fini. E a Franceschini, primo teorizzatore del Cln con dentro Fini.
11.23. Fioroni sfora. Sfioroni? I cittadini che hanno votato a destra «devono disilludersi e guardare con attenzione al Pd». Facile.
11.21. Fioroni wikipedizza. Scuola, ricerca, immigrazione, legalità.
11.20. Mi chiedo perché tutti questi comizi congressuali, quando la cosa più interessante sarebbero le proposte di cui abbiamo discusso nella notte. E perché debbano sempre parlare quelli-che-devono-parlare-per-forza, come se non potessero non farlo. La risposta è nella definizione. I tautodem.
11.18. «Non abbassare la guardia». Ok. Adesso passa al Nord. «Noi non siamo il partito delle tasse, a noi non piacciono i furbi, quelli che evadono». «I soldi che recuperiamo, glieli ridiamo a quelli che pagano le tasse». No more tesoretto, come fece quel governo di cui Fioroni era membro, ahinoi. Via la burocrazia, cazzo [per dire il tono].
11.17. Bonanni e Marcegaglia: «solidarietà senza se, senza ma e senza anche». Questa è nuova. Per il senza «ma anche» c'è il documento condiviso con Veltroni.
11.16. «Violenza ogni giorno», Fioroni (si) preoccupa.
11.15. Fioroni: «datemi due minuti di più, in compenso rinuncio a un'intervista». Bindi: «ci dovevi pensare ieri».
11.15. «Guardare in faccia questo problema del federalismo e diventare noi i protagonisti di una stagione di riforma. Una nuova idea dell'Unità nazionale, lotta agli sprechi, qualità, idea di cambiamento». Applaudito. Rossi rinuncia a intervenire.
11.12. Errani sta parlando da una legislatura. Anzi, da quattro, mi fa notare un delegato in odore di grillismo.
11.11. «Decidiamo i Lea», fino alla vittoria.
11.08. «Non bastano i costi standard, troppo facile: dobbiamo dire ai cittadini italiani quali e quanti servizi vogliamo assicurare in tutto il territorio di questo Paese». Errani federalizza. Correttamente. Con l'esempio dell'asilo nido, a lui caro.
11.07. «Il modello lombardo [con la minuscola] Calderoli, la Lega, il governo Berlusconi lo hanno cassato e sono tornati all'impianto del governo Prodi». «Il federalismo lo prendiamo in mano noi, facendolo uscire dalle nebbie, per il cittadino di Varese e per quello di Pantelleria». Errani a tutte le latitudini.
11.06. Anche al Sud tolgono i soldi. «Lo sanno i sindaci leghisti, lo sanno i sindaci del Pdl al Sud». Errani sfora. Col tempo. «L'albero è ancora più storto di prima», insomma. Errani parafrasa (Tremonti).
11.05. «Non ci dobbiamo vergognare dei governi di centrosinistra, sono loro che hanno spostato le risorse dal territorio, riportandole al centro», Errani rilancia.
11.01. «La soluzione non la troviamo nel dibattito interno, ma nelle contraddizioni della società italiana», Errani spariglia.
11.00. Errani: «Berlusconi fa il discorso del 1994». Invece noi siamo cambiati. Di brutto.
10.45. Fassino commemora i caduti in Afghanistan. Lungo applauso della platea.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti