La due giorni di Busto Arsizio in due parole (come Busto Arsizio, appunto).
Le proposte ci sono, soprattutto sul fisco. Al netto dei comizi avrebbero avuto maggior risalto.
Lo slogan deve essere: dalla rendita al lavoro, che vale anche per la politica, tra l’altro.
Avrei parlato più di concorrenza. Anche questo vale anche per la politica, tra l’altro.
Nessun tesoretto, altro slogan da tenere a mente: se si recupera dall’evasione, si scontano le tasse a chi le paga. Senza telefonare a Diliberto, per dire.
Oltre alla priorità del 20% per la finanza, bisogna subito sostenere i ceti medio-bassi, che stanno soffrendo moltissimo. E il debito, anche, va preso di mira: con una riduzione della spesa pubblica e la responsabilità da parte di tutti.
Da ultimo, ma non certo per ultimo, giusto aiutare le donne e le famiglie, ma ciò va fatto prima di arrivare al bonus bebè. La sfida dei prossimi anni deve essere questa.
Le cose che non mi sono piaciute: troppo tempo dedicato alla chiacchiera e al solito, maledettissimo posizionamento, poco (e notturno) al lavoro dei gruppi di lavoro (la ripetizione è voluta); troppa enfasi sul «Nord, questo sconosciuto»: una giornalista mi ha chiesto se il Pd stesse sbarcando al Nord. Terribile. Bene ha fatto Bersani a correggere: al Nord ci siamo. Meno male; infine, attenzione troppo scarsa alla scelta degli argomenti e al messaggio in cui tradurli: che non è un problema di comunicazione, ma politico. Bisogna fare in modo che ci sia un take away e che il singolo delegato porti a casa qualcosa che, prima di rientrare, possa raccontare al vicino di casa. In due parole. Anche questo è Nord. Anche questa è politica.
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