Sono stato tra i primi a chiedere le primarie, a difenderle dalle incursioni dei soliti strateghi che non le volevano (e che ora fingono di averle sempre volute), a promuovere, per ciascuno, la libertà (e però anche la responsabilità) di candidarsi, a difendere il senso di una sfida aperta e però unitaria, che serve per vincere, tutti insieme, le elezioni. Mi sono lungamente confrontato con il mio staff immaginario, ho valutato tutte e quattro le figure (che apprezzo molto, a cominciare dal grande Valerio Onida), ho sentito amici che si esprimevano a favore di tutti e tre i candidati, ho pensato di non essere milanese e di non poter votare e che tutto sommato non importasse granché quello che penso delle primarie di un'altra città, e però anche che fosse importante dire che per me è Stefano Boeri il candidato che può interpretare al meglio la partita delle prossime Comunali milanesi.
Il mio è un endorsement morbido, perché non ho voti o truppe da muovere, né indirizzari da prestare, né a dire il vero mi è molto piaciuto il rumore di ferraglie che si è sentito in questa prima fase della campagna verso le primarie del 14 novembre. Semplicemente vorrei dire che a Boeri andrebbe la mia preferenza, se non fossi solo (solo?!) un city user e avessi diritto di voto.
Tra l'altro, ed è proposta che giro immediatamente a Stefano, sarebbe urgente pensare a una forma di consultazione anche dei pendolari che di giorno vivono (a) Milano, non per scegliere il candidato, ma per condividere le scelte politiche, in una città che da vent'anni si isola e si separa. Dall'Europa e dal mondo, ogni volta che può, ma anche da chi le sta intorno.
P.S.: Boeri risponde così. Molto bene.
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