Ne abbiamo parlato a Firenze, con uno slogan molto semplice: «Metà parlamentari a metà prezzo». Riduzione del numero, riduzione dell'indennità.
Prima di fare alleanze Ogm, il Pd potrebbe preoccuparsi di recuperare il 'famoso' distacco dalla politica: tema da convegno, ormai, perché nessuno, nella politica italiana se ne sta davvero occupando. L'astensione e il suo partito, con l'acronimo PdA (altro che PdN), è l'alleato naturale di chi vuole rispondere con la buona politica alla cosiddetta anti-politica. Perché il problema principale, al di là dei calcoli elettori (sbagliati, oltretutto) è la disaffezione, motivata e consapevole (consapevolissima), di tanti italiani.
«Chi dall'opposizione continuerà ad ignorarla, rischia di regalare uno spazio enorme al populismo e all'anti-politica», così scrive oggi Tito Boeri su Repubblica:
La sfiducia nei confronti della classe politica è diversa da quella dei tempi di Tangentopoli. Questa volta sembra travolgere indiscriminatamente l'intera classe politica, senza distinzioni di campo e di persone, mettendo i politici corrotti o coinvolti in illeciti, ai quali non pochi elettori sembrano avere fatto il callo, assieme a politici onesti e competenti. È un fenomeno pericoloso in quanto priva di rappresentanza politica il crescente disagio per le condizioni economiche del paese. Un paese in cui il reddito pro capite è tornato ai livelli di 10 anni fa, la pressione fiscale continua ad aumentare nonostante la bassa qualità di molti servizi pubblici, i giovani hanno più di tre volte degli altri la probabilità di essere disoccupati e dieci volte di essere poveri, gli immigrati sono messi in competizione con la popolazione autoctona nell'accesso a servizi di base, come gli asili nido. Il rischio che questo disagio sociale trovi sbocchi violenti è tutt'altro che remoto e non può essere rimosso liquidando episodi come quelli delle ultime settimane come un semplice problema di ordine pubblico e di minoranze organizzate.
Importante perciò trovare un modo di trasformare il distacco in sostegno a riforme in grado di migliorare i meccanismi di selezione della classe politica e la sua responsabilizzazione al cospetto degli elettori. […]
L'unica ragione per cui nessun partito oggi all'opposizione ha voluto sin qui impegnarsi in una battaglia per ridurre il numero dei parlamentari è che questa battaglia non trova sostegno fra chi fa politica di professione. È come se i docenti universitari votassero per ridurre il numero di posti in organico. Ma sono proprio proposte di questo tipo a legittimare l'operato di un governo di transizione prima di tornare alle urne. E chi dall'opposizione continuerà ad ignorarla, rischia di regalare uno spazio enorme al populismo e all'anti-politica.
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