E pensare che è la stessa maggioranza che fa di tutto, da anni, per togliere di mezzo le intercettazioni. Per quanto riguarda il web, invece, vogliono intercettare a più non posso. Parlano di filtri, senza sapere (anzi, lo sanno) che i filtri ci sono solo in Paesi come la Cina o l’Iran. Parlano di anonimato, quando è del tutto evidente che a cominciare dai social network le informazioni sugli utenti sono numerose e pervasive. Preparano leggi speciali quando quelle vigenti sono sufficienti e, se applicate, utilissime a contrastare il crimine, anche sulla rete. Dicono che d’ora in poi non si potranno attaccare verbalmente gli avversari politici (chiaro?). Associano web e cortei (che vogliono videosorvegliare abbondantemente), perché è evidente che tutto questo bailamme è finalizzato solo a un obiettivo: cancellare il dissenso. Credo che la nostra sorveglianza (in senso democratico) debba essere alta. B oggi si dimette, e la parola fa pensare anche che qualcuno, tra i suoi, voglia immediatamente capitalizzare le conseguenze di un episodio che ha già cambiato (in peggio) la qualità del dibattito pubblico del nostro Paese. Vorrei che fosse chiaro a tutti, anche a quelli che non hanno molta simpatia per l’ambaradàn, che togliere libertà al web in un sistema dell’informazione che definire controllato è dir poco, è un fatto di estrema gravità. E, per quanto mi riguarda, inaccettabile. E adesso che ho espresso un parere molto negativo sulle iniziative politiche degli ‘avversari’, che filtrino anche questo blog.

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