Chi mi ha introdotto stasera a Verona, ha parlato di libertà e passione. Che poi uno dice: siamo alla solita retorica, niente di nuovo, sono tutti uguali. E, invece, “invece no”. Perché per essere credibili, bisogna essere precisi, documentati, generosi, capaci, ma bisogna soprattutto crederci. Essere convinti delle cose che si fanno, essere interpreti di qualcosa che si vive e non solo si è sentito dire. E allora sogno un Pd di movimento, capace di lanciare delle sfide politiche e culturali, sulle cose che le persone sentono, vivono: sulle cose in cui le persone credono. Perché è lì che sta gran parte del problema. Nel creare soluzioni tecniche, ma nel saper rappresentare le sfide che ci stanno di fronte: quelle dell’economia, del lavoro, della casa, della ricerca, dell’ambiente e della costruzione di una società in cui le persone si rispettino e siano rispettate. Perché il rispetto e la credibilità vanno di pari passo: pensate alle promesse, agli impegni, alla coerenza, al coraggio. C’era tanta gente a Verona, anche se erano le sette del sette (e rischiavamo di essere proprio sette). Ma è il clima, soprattutto, che mi piace. Un clima di apertura e di attesa, come se la frustrazione, per molti, si fosse rovesciata nella possibilità di crederci ancora. Di crederci. Appunto.
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