Tito Boeri, oggi su Repubblica, ricorda che «l’unico merito del reato di immigrazione clandestina è l’aver messo in luce in modo ancora più stridente le ipocrisie delle nostre leggi sull’immigrazione». E aggiunge: «Se non vogliamo diventare il paese non solo dei condoni, ma anche delle sanatorie permanenti degli immigrati, abbiamo il dovere oggi di riformare le politiche dell’immigrazione, scegliendo chi vogliamo che venga da noi e chi no in base alle sue qualifiche (abbiamo meno della metà degli immigrati laureati degli altri paesi europei), alla sua conoscenza della lingua italiana o altri criteri da definire dal legislatore in modo trasparente, permettendo a questo qualcuno poi di cercarsi un lavoro regolarmente mentre è già da noi». Per superare «la finzione che gli immigrati possano venire selezionati e assunti prima ancora di entrare nel nostro paese, come se potessimo far funzionare in Burkina Faso quel servizio di collocamento pubblico che non riesce a trovare un lavoro a chi lo cerca neanche in Italia».
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