Il presidente Napolitano richiama il governo della destra a un po’ di responsabilità. Fondi certi, dice, e eventi selezionati, di forte senso presente e di grande significato simbolico. No alla grandeur e chissà come la prenderà B, che di sola grandeur ha sempre voluto vivere. Quello che mi preoccupa, però, e che vorrei che il Pd affrontasse con grande forza, è che ci si desse l’obiettivo, entro il 2011, di rimettere a posto un po’ di cose, nel rapporto tra Nord e Sud. Senza parlare di dialetti e di regionalismi da quattro soldi, ma affrontando alcuni temi di grande rilevanza. Senza avere paura di dire cose scomode, perché la verità è l’unica cosa che conta in democrazia, e di sprechi e di privilegi ne abbiamo fin sopra i capelli. Selezionando le opere pubbliche, ad esempio. Controllando meglio la spesa pubblica, programmando un sistema che cancelli alcune mostruosità (a tutte le latitudini). Reagendo al malcostume politico di alcuni realtà istituzionali (vedi alla voce Catania, per fare un solo esempio). E dimostrando nei fatti che ci vuole più equilibrio e però anche più determinazione, per evitare i leghismi, da un parte, e i partiti del Sud, dall’altra. Italia 2011: a 150 dall’Unità d’Italia, non solo una celebrazione, ma l’affermazione di una politica seria, da Bolzano a Capo Passero. L’unico partito in grado di sostenerla il Pd: nel caso non lo facesse, si renderebbe altrettanto responsabile di altre forze politiche, che proprio a partire dal conflitto tra Nord e Sud hanno sempre registrato grandi successi. Del resto, il Congresso del Pd dovrebbe essere un grande momento unitario, nel senso proprio del termine. In cui le contraddizioni vengano finalmente al pettine, in cui ci si dica le cose, in cui nessuno abbia imbarazzo a riconoscere i propri limiti. Se vogliamo cambiare questo Paese, dobbiamo avere il coraggio di entrare nel vivo di una delle questioni più dolorose e insieme più confusionarie del nostro dibattito pubblico. Assumendoci la responsabilità, per primi, di cambiare quello che non va, di denunciare le sperequazioni, di mettere in campo un modello diverso, che sappia premiare chi fa bene e sostituire chi sbaglia o contribuisce a compromettere ulteriormente le cose. Da sempre se ne discute, ma il quadro, in questi anni, è solo peggiorato. E l’Unità d’Italia è presente sulle pagine dei giornali solo nella versione caricaturale che ne offrono alcuni, per il proprio tornaconto politico. Che non coincide mai con quello del Paese nel suo insieme. Un ‘caso’ che il Pd deve affrontare, a partire da ora.
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