Biagio de Giovanni, nel suo A destra tutta (Marsilio), pone alcune domande che forse dovremmo prendere in considerazione: «Quale funzione nazionale si dà il partito democratico? In quale nuovo tessuto istituzionale intende interpretare la democrazia italiana? Quali alleanze intende promuovere? Come si intende rispondere alla nuova subordinazione del Mezzogiorno che sta nell’anima più forte del centrodestra? Quale difesa attiva dell’unità dello Stato nell’eventuale quadro federale? Quali proposte per il rinnovamento dello Stato sociale? Per dei princìpi contrattuali in vista di un nuovo spirito del lavoro e dell’impresa? Quali proposte sul rapporto fra giustizia e politica, tema determinante per il futuro del paese? E fra sicurezza e libertà? Quale visione sui grandi problemi della vita etico-biologica che sono entrati di prepotenza nell’agenda politica e di cui nel Pd si teme anche solo di parlare? Quale rappresentazione di una irrinunciabile laicità? Quale idea dell’Europa in cui tornano con prepotenza gli stati sovrani, che non ripeta semplicemente i moduli veteroeuropeisti, e che sappia rispondere al problematico ma significativo punto di vista del centrodestra?». A queste domande, si parva licet, ne aggiungerei qualche altra: «Quale idea della società della convivenza? Quali diritti civili riconoscere alla società? Quale riforma della politica e delle sue strutture? Quale politica delle entrate (leggi: fisco) e quale politica di contenimento e riduzione della spesa pubblica? Quale sostegno all’innovazione? Quale apertura del sistema contro le caste e le corporazioni?». Ecco, il Congresso del Pd si dovrebbe fare così, con qualche domanda e una ricerca aperta e libera, ma anche di sinistra per trovare soluzioni e risposte credibili e di lungo corso. Chissà se qualcuno vorrà adottare questo metodo. E voi che domande fareste al Pd e a voi stessi?
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