Il caso Cofferati continua a far parlare di sé. Ho già detto che non lo voterò e mi sorprende che Dario Franceschini abbia dovuto mandare una lettera ai segretari di Federazione per sollecitare il voto a Cofferati. La cosa assurda è rappresentata dalle ultime due righe. Il mio segretario provinciale, Enrico Brambilla, che è persona perbene, se n’è già lamentato. Osservate e leggete con me. Il tono è stupidamente minaccioso. Per quanto mi riguarda, sono davvero un po’ stanco di questi metodi: se si vuole che il capolista sia rappresentativo, si sceglie in modo partecipativo una figura che piaccia al maggior numero delle persone che poi lo dovranno sostenere (e non mi pare che né Cofferati, né Berlinguer, per altro, rispondano a questo criterio, ma se lo dici sembri antipatico). Faccio tra l’altro notare che in Lombardia si sapeva da tempo che la candidatura di Cofferati non fosse proprio amatissima. E non ero io a dirlo, ma alcuni vertici (verticissimi!) del Pd a livello milanese.
A proposito della figura del capolista e di Cofferati, Franceschini scrive, infatti:
Il suo risultato elettorale è, quindi, una responsabilità comune, che deve coinvolgere ogni struttura, ogni circolo del PD. E’ perciò necessario che in tutto il materiale elettorale compaia l’indicazione di voto per il capolista e che egli sia fortemente supportato in iniziative, incontri e in ogni momento della comunicazione politica di questa campagna elettorale. Ti chiedo di informare ogni livello comunale che poi analizzeremo insieme il risultato dei capilista nei loro territori.
L’8 giugno, la resa dei conti. Si rendono conto (appunto) che i toni sono sbagliati? Risponditore automatico: no.
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