A proposito del comunicato che trovate qui di seguito, volevo aggiungere qualche considerazione, a mo’ di ‘spiega’. Per prima cosa il lavoro si svilupperà sia dal punto di vista legislativo, con un percorso partecipato, sia dal punto di vista operativo, con un’azione sul campo che coinvolgerà i circoli del Pd che vorranno riprendere l’iniziativa. Abbiamo già contattato il circolo del Pd di Affori, che si è detto interessato e disponibile a partecipare. In secondo luogo, l’esempio spagnolo è richiamato perché la Spagna è il paese più simile al nostro, dal punto di vista dell’arrivo ingente di stranieri negli ultimi venti anni. La prospettiva nella quale ci muoviamo è quella che prende sul serio il tema della sicurezza e della sua percezione (a ben guardare, sicurezza e percezione sono la stessa cosa) senza forzature ideologiche e senza eccessi propagandistici. La assume per quello che è e per quello che indagheremo essere. La globalizzazione è in ogni luogo e, oltre che in campo economico, si percepisce soprattutto al livello locale, localissimo, della convivenza tra le persone. Per questo crediamo sia venuto il momento dell’incontro e del confronto, nonché il tempo di una vera e propria alleanza tra le persone perbene, italiane e straniere. Crediamo che questo confronto debba avvenire nei quartieri e debba trovare sede presso i consigli di zona, che devono essere dotati delle risorse sufficienti per intervenire in tre campi principali: quello della conoscenza dei fenomeni (crimini, violenze, degrado, paura), quello dell’informazione ai cittadini, quello della vigilanza (da modulare a seconda delle esigenze). Sullo sfondo, c’è il tema della prossimità e della vicinanza, opportunamente indagato da Luigi Zoja nel suo bel libro La morte del prossimo, che trovate in libreria, edito da Einaudi. Crediamo che quello della sicurezza e della serenità delle persone, sia uno dei temi più problematici e appassionanti dell’attuale fase politica italiana ed europea, e che sia possibile leggerlo e interpretarlo "da sinistra", senza complessi di inferiorità e senza inseguire la destra. Una destra che ne ha tanto parlato, senza mai risolvere il problema, preferendo iniziative totalmente inutili e dispendiose (dai militari nelle strade alle ronde muscolari) ad un approccio concreto e complessivo. Non c’è in Italia una politica per l’integrazione, e questo lo sapevamo: arriviamo a sostenere, però, che non ci sia nemmeno una politica per la sicurezza. Oltre ai muscoli e alle palle, spesso richiamate, forse vale la pena di iniziare ad usare il cervello, premiando chi ha voglia di occuparsene proprio perché se ne occupa già e già da tempo cerca quella soluzione così importante per tutti. Per gli italiani, certamente, ma anche per gli stranieri. Con Carlo saremo nei quartieri, a fare politica come si faceva una volta, alla ricerca di una consapevolezza nuova del problema, che è presente nell’agenda politica italiana da vent’anni. Pierfrancesco Majorino, capogruppo in Consiglio comunale, ci ha assicurato la sua piena collaborazione e la disponibilità del gruppo a incalzare il Comune e a lavorare con noi. Per me è una grande soddisfazione: questo è il Pd che mi piace.
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