Perdiamo 14 punti in Abruzzo, non a favore della destra (Pdl, -3%) ma a favore di Di Pietro (+8%) e dei partiti della sinistra, che recuperano rispetto alle elezioni di aprile. Questo è il dato politico, frutto soprattutto del “piccolo particolare” della fine che ha fatto la stagione Del Turco (che forse non è finita, visto quello che è successo al sindaco di Pescara). Un dato che mi aspettavo, forse non in queste proporzioni, ma che trovo del tutto prevedibile. Se fossi un dirigente nazionale del Pd rifletterei proprio sul profilo del nostro partito, a cominciare dal “piccolo particolare”, che ha ovviamente portato a quella ‘cessione’ di voti a favore di Di Pietro (che anche nel resto del Paese va bene, ma si attesta intorno all’8%, non al 14). Di fronte ad un risultato del genere, ognuno si preoccupa di tirare acqua al proprio mulino. Giuseppe Fioroni: «l’unico rammarico è che se ci fosse stato l’accordo con l’Udc avremmo vinto» (certo, lasciavamo a casa Di Pietro con il 14% e prendevamo l’Udc al 5%, che perde tra l’altro un terzo dei propri elettori, gli altri voti ce li metteva Fioroni). Marco Follini riflette sul «costo politico dell’alleanza con Di Pietro» (idem). Latorre, quello del bigliettino a Bocchino: «Ragioniamo sul fatto che Di Pietro stia erodendo elettorato più a noi che ai nostri avversari». Già. Del resto a Bocchino gli elettori glieli forniamo noi. Un po’ come i bigliettini. Fateci il favore: basta!

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