Sacconi ora chiede un patto tra governo ed enti locali per fronteggiare la crisi. Curioso che prima si vari il pacchetto anti-crisi in cui gli enti locali non sono nemmeno contemplati e soltanto in un secondo tempo si chieda un impegno e uno sforzo comuni. L’atmosfera che accompagna le misure economiche del governo ai tempi della crisi ricorda da vicino l’atteggiamento di totale irresponsabilità che il precedente esecutivo B aveva assunto nei confronti dell’introduzione dell’Euro. Anche allora, fu un «fate vobis», grazie al quale alcune categorie si arricchirono e altre videro ridimensionato, in pochi mesi, il proprio patrimonio e il proprio potere d’acquisto. Fu uno dei più clamorosi passaggi di ricchezza nella storia del nostro Paese. E il governo fece finta di nulla. Anzi, la destra diede – com’era prevedibile – tutta intera la colpa delle proprie omissioni a Prodi, il ‘capo’ espiatorio, allora come oggi. L’analogia con la situazione attuale è impressionante. Un decreto anti-crisi largamente insufficiente e la frase sibillina dell’incredibile conferenza stampa di Villa Madama da parte del premier in persona (ad personam?): «La crisi è nelle mani dei cittadini». «Fate vobis», insomma. E, come ha notato Fassina qualche giorno fa, all’interno del famoso pacchetto che si è ristretto giorno dopo giorno, è rimasta, tra le (poche) altre cose, la progressiva diminuzione dei controlli fiscali per alcune categorie, con il risultato che qualcuno ne approfitterà (anzi, l’ha già fatto, a leggere alcune statistiche). Letteratura di evasione, un classico per Berlusconi e per i suoi. Altri leader, in Europa, sono meno ottimisti a parole, e più concreti: tentano di trovare una soluzione, con una qualche indicazione anche sulla direzione da prendere. Viene in mente Zapatero che si trova di fronte ad una crisi che si è manifestata in Spagna prima che in altri paesi europei. Oltre ai contributi per le imprese e per gli interventi nel settore finanziario, quasi un terzo degli investimenti a cui lo Stato contribuisce direttamente (per un totale di 33 miliardi), è affidato ai comuni, al Fondo municipal tanto criticato dal Pp, in un segnale chiaro e forte di condivisione della sfida con gli enti locali. Anche in Italia, mentre Berlusconi si disinteressa, è fondamentale rilanciare il patto sociale, che altrimenti rischia di saltare presto, molto presto. È perciò decisivo attivare tutti i corpi di rappresentanza intermedia e, in particolare, i servizi di prossimità che i comuni, per primi, possono garantire, sapendo che nelle prossime settimane saranno investiti di un carico sociale inaudito. «Inversión productiva y social» è lo slogan di Zapatero. Da noi si è fatto poco per il primo tipo d’investimento, e nulla per il secondo. La grande sfida del 2009 si affronta con il contributo di tutti, a tutti i livelli («La solución somos todos»). E proprio da qui il Pd deve ripartire, dalla sussidiarietà, quella vera. Forse non lo sai, ma anche questo è federalismo.
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