Sulla carta Dario Marini da Brescia arriverà terzo nella competizione per la segreteria nazionale dei giovani democratici (se è possibile, evitare youngdem, perché è orrendo, come sono orrende tutte le parole con suffisso “-dem” coniate in questi mesi). E’ l’unico a non avere dietro nessuno, per dirla volgarmente, ovvero il solo a non rappresentare questa o quella organizzazione giovanile e a richiamarsi a questa o quella tradizione politica e culturale. In ragione di questa peculiarità, è il più ‘democratico’ dei tre, e può offrire ai suoi giovani elettori altri due tratti che dovrà saper ben rappresentare, se vorrà raccogliere un po’ di consenso, soprattutto tra coloro che si sentono sempre più lontani da Roma. E’ un candidato del famoso ‘territorio’, quello che si cita sempre nei documenti e si ‘frequenta’ pochissimo nel corso della preparazione delle liste, e in questo momento è un aspetto molto importante della vita del Pd. E poi è l’unico candidato del Nord, sempre sotto rappresentato negli organigrammi nazionali del Pd. Ed è, consentitemi un po’ di partigianeria, un candidato lombardo. Se la smetterà di parlare di ‘giovanile’ – ultimo residuato burocratico nel suo linguaggio, da abolire quanto prima – Marini farà strada. E potrà arrivare, da Brescia, anche qualche sorpresa, pur essendo, queste, le primarie più primarie che ci siano. Perché in molti pensano (tutti maligni?) che fossero state decise prima. Appunto.

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