Stavamo per entrare al Sifón, un posto che vale sempre visitare, la sera tardi, a Barcelona, e Francisco Blanes, Un Grande, aveva già dato il meglio di sé in una cena a casa nostra. Sembrava non doverci riservare altre sorprese ma poi ha tirato fuori la sua nuova invenzione, la milanesa a la napoletana. Ovvero, la cotoletta milanese con mozzarella e pomodoro. Un paradosso, dice Fran, che la sa lunga in termini di contaminazione. Un cordon bleu alla blanesa. Francisco è così: parla una lingua strana, per sua stessa ammissione un curioso incrocio tra lo spagnolo e il globale (sul serio). L’italiano, nella sua versione, è dolce: «non è poccibile», dice Francisco, pensando a come vanno le cose. E il suo blanese ti accompagna per ore, attraverso le sue ultime imprese. L’ultima volta che l’ho visto, a dicembre, festeggiava la sua despedida, la sua partenza per Buenos Aires. Non sapeva quando sarebbe tornato e aveva radunato gli amici per una cerimonia piccola ma toccante. Dopo un mese, il Fran, un po’ incredulo, era già di ritorno, come se niente fosse. Come se fosse andato via per un weekend. Ora Francisco si definisce lavoratore sociale, alle prese con le relazioni più imprevedibili. Anzi, del tutto improbabili. Francisco ha una pagina web (under construction, precisa, come il suo stesso autore) e ha realizzato un documentario sulle presenze catalane in Argentina, il suo paese di origine, che sembra un lavoro dedicato al Pd. Guardatelo. Pause e silenzi, e incantamenti. Quelli che ci regala el Fran, cada vez que nos vemos.
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