E’ tutto molto Magris oriented. Il tramonto a est, per dire. Oppure la fine dell’estate accompagnata dai segnali di vita che arrivano da ogni confine. Luoghi comuni. Rovesciati, pero’. Sto per tornare, questa e’ la verita’. E non riesco a trovare le lettere accentate su questa tastiera. E ricorro agli apostrofi. Elisioni e pero’ collegamenti. Pieni e vuoti, nell’estate della memoria. Ho finito Io non ricordo, ed e’ probabilmente il capolavoro dell’anno, anche se troppo forte e incredibilmente vicino ai libri di Safran Foer. Probabilmente l’autore non si ricordava che fossero stati scritti. Comunque. Anche ad Isidora, il luogo mitico dove e’ possibile dimenticare ed essere felici, si accede attraverso una sorta di apostrofo collocato sulla crosta terrestre. Ecco il senso dell’apostrofo. In un’isola che per raggiungerla ho dovuto viaggiare come se stessi andando nel Pacifico (treno, pullman, aliscafo, quasi quindici ore di viaggio, per ridurre sia l’anidride carbonica che i giorni effettivi di vacanza). Mi sento un po’ come il nanetto di Amelie. Ecco. L’ho detto. E vi saluto.
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