I (futili) miti d’oggi
Come qualcuno ricorderà, nel 1957 Roland Barthes pubblicò Miti d’oggi. Isbn pubblica in Italia la versione, per così dire, aggiornata, curata da Jérôme Garcin, che s’intitola, non a caso, Nuovi miti d’oggi. Da Barthes alla Smart. Come quello di allora, il presente è un catalogo dedicato ai miti, ai riti e a quelli che definisco futilismi della cultura popolare contemporanea. Dallo speed-dating (pensate ad alcuni ‘approcci’ su Facebook o all’aureo concetto di una-botta-e-via) al sushi (per parlare di esotismo), dagli sms ai suv, ai must di una società di nuovi barbari (che poi saremmo noi). Una voce è dedicata ai blog. E’ caustica e come tale la riporto qui di seguito (a titolo perfettamente autoironico):
«Ripensate a quei terribili giorni di settembre in cui, invitati a cena, avete dovuto subire la tragedia delle foto delle vacanze. Il padre, quello che aveva tagliato l’arrosto, piazzava su un tavolino lo strumento di tortura, nel quale faceva scivolare i nastri di diapositive, mentre la madre spingeva due vasi per bloccare lo schermo sopra un buffet. […] Prigioniero nel salone, l’uditorio abbozzava sbadigli nella penombra, ma non osava scappare. Oggi, c’è il blog. E’ la stessa cosa…».
Come comprenderete, non sono d’accordo. Ma l’autore, Patrick Rambaud, non ha proprio tutti i torti.
[questo post compare anche sul sito di Vorrei]
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