Ci ho pensato, anche su ispirazione di un commento ad un post precedente. E, francamente, nonostante la totale inopportunità, l’antipatia da campione del mondo, l’ostinazione a tratti giustizialista che lo caratterizza, mi sento in dovere di dire che la canea che si sta montando contro Marco Travaglio è inaccettabile. Un conto è il metodo e il momento (il kairos degli antichi, per capirci), un conto è il merito. E il merito mi pare inequivocabile. E il contesto lo conferma: Travaglio parlava di come sono cambiati i politici. Anch’io preferisco Pertini, pensando ad alcuni dei personaggi che coprono i più alti incarichi della Repubblica italiana. Non si può dire in campagna elettorale che non si accettano i voti dei mafiosi e poi far finta che si stesse parlando di pettegolezzi. Quanto a quelli che dicono che così non si prende un voto, faccio notare che Travaglio fa un altro mestiere. Non è il portavoce del Pd, non si candida alla segreteria o alla premiership. Fa il giornalista, in un Paese nel quale i giornalisti non fanno le "seconde domande". E, a volte, in prima serata e sul primo canale, nemmeno la prima.
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