Calamandrei, ma non posso (Padre costituente? Chi l’avrebbe mai detto)
Da domani inizia in Consiglio regionale la discussione e la votazione dello Statuto della Regione Lombardia. La notizia è di per sé epocale, dal momento che l’approvazione del nuovo Statuto è attesa in Lombardia dalla riforma costituzionale del 2001, ovvero da quasi sette anni. La decisione di Formigoni di trasferirsi a Roma (Comunione e Liberazione? La seconda che hai detto…) ha accelerato una discussione finora un po’ accademica, consentendo all’ottimo Adamoli (consigliere Pd e presidente della Commissione Statuto) di concludere i lavori preparatori giungendo alla proposta di un testo largamente condiviso. Si tratta, è il caso di precisarlo, di un testo di mediazione e di moderazione, innanzitutto dei tanti ideologismi da cui il dibattito politico lombardo è animato (astenersi celti, per intenderci). La "Carta costituzionale" della Lombardia è così un testo senza grandi slanci, che rappresenta solo fino ad un certo punto la società lombarda e le sue trasformazioni e che non contiene le innovazioni che sarebbe lecito attendersi dallo Statuto della Regione più dinamica del Paese. E’ però un testo equilibrato, che disegna con equilibrio il profilo istituzionale della Regione, restituendo al Consiglio una funzione di interdizione, di controllo e di indirizzo che in questi anni ha largamente perduto. Si poteva avere più coraggio sul fronte delle sempre evocate e poco praticate "pari opportunità". Si poteva dare spazio alla questione ambientale e al tema dell’ecosostenibilità, i veri grandi assenti del nuovo Statuto. E il testo pecca alquanto nella definizione della famiglia (ci si ‘salva’ richiamandosi al dettato della Carta costituzionale) e articola in modo molto approssimativo la questione religiosa (il richiamo alle "tradizioni cristiane e civili" è del tutto sgrammaticato ancor prima che discutibile e, a meno di volerla concepire come endiadi, sembra una formulazione, questa sì, molto ideologica e molto forzata). Detto questo, il Pd, proprio per l’equilibrio generale dell’articolato, discusso per lunghi mesi in Commissione, è pronto a votare il testo del nuovo Statuto. Lo stesso si è impegnata a fare la maggioranza, che ha tenuto finora a freno alcuni istinti politico-elettorali. Speriamo di non dividerci: sarebbe grave e poco rappresentativo del ‘sentire’ di una Regione che attende la sua Carta da molto, troppo tempo.
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