Che a me questa storia dell’andare da soli mi ricorda quello che accade nelle relazioni di coppia. Il Pd ha una parte immediatamente femminile: il resto della coalizione non ha voluto costruire niente, si preferiva uscire tutti con gli amici a far bisbocce, alla ricerca di visibilità e di nuovi incontri, mettendo sempre in discussione la coppia, la fedeltà nei confronti del partner, lasciando tutto appeso a un filo. Il Pd ha sofferto per questa situazione logorante e ora non è più disponibile ad andare avanti: ogni pretesto era buono per litigare. «Sei troppo a sinistra, non mi piaci più», «ora mi modero», «ti manca la visione d’insieme», «sei sempre la solita velleitaria». E continue liti e poi ‘verifiche’ per fare la pace. E poi il mutuo da pagare, con quei due anni e mezzo da raggiungere. Ora il Pd si è chiuso e dice, con sommesso dolore, «è finita, non ti voglio vedere più». A cominciare da Diliberto, che non ha mai capito nulla, e da Pecoraro, che ne ha combinate troppe. Forse continuerà a vedere Di Pietro, mentre Bertinotti (quello, poi… lo ha già fatto dieci anni fa, e sono cose che non si dimenticano!), l’ipotesi è quella di una friendship with benefits, che si esce ogni tanto, sui singoli provvedimenti, e poi ognuno a casa propria. E’ la vita da single del nuovo Pd, che ora sente su di sé quella vertigine di chi sa che rischia di sentirsi solo con tutta la sua libertà, come cantava Lauzi. Anzi, con tutta quella casa della libertà, da cui è meglio che si tenga lontano. E sa che deve vincere la solitudine prima di tutto ritrovando se stesso e immaginando, in un secondo tempo, nuove e più importanti relazioni. Come tutti i single: un po’ per scelta, un po’ per necessità.

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