A chi si occupa di politica, ma anche a chi non se ne occupa, consiglio vivamente la lettura di Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale di Vittorio Lingiardi, per i tipi del Saggiatore. E’ un saggio di sicuro interesse per chi cerca di districarsi tra Dico, Pacs e Cus e vuole dare risposta compiuta ad una richiesta che è soprattutto una domanda di cittadinanza. Lingiardi descrive con accuratezza le diverse stagioni delle battaglie per i diritti degli omosessuali, passate dalla volontà di reclamare una ‘differenza’ ad una opzione di normalità più sentita e più matura. In quest’ultima temperie si inserisce il dibattito circa il diritto per i gay di vedere riconosciuta la possibilità di una convivenza sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista della norma, e Lingiardi si spinge ad affrontare il tema dell’omogenitorialità e della famiglia gay intesa in senso stretto. E’ un testo di grande valore, che spazza via una serie infinita di luoghi comuni e che consentirebbe alla classe politica più retriva del pianeta – sotto questo profilo certamente – di affrontare il problema in modo serio e compiuto, come è accaduto in altri Paesi. Lingiardi non tira un sasso nello stagno: descrive, piuttosto, lo stagno, e i paludati moralismi del dibattito pubblico italiano, in cui si alternano posizioni prive di alcuna consistenza scientifica con altre ispirate ad una vera e propria omofobia. P.S.: Per dire come siamo ‘conciati’ da questo punto di vista, vi posso ricordare che quando sono arrivato in Regione molti pensavano che fossi omosessuale (anzi, per la precisione, ‘frocio’) per il semplice fatto di aver orgogliosamente condiviso più di una iniziativa con esponenti dell’Arcigay e del movimento Lgbt. Anche esponenti della mia parte politica pensavano e dicevano così. Preciso che a me (purtroppo, direi, visti i risultati) piacciono le ragazze, mentre gli omofobi fanno proprio schifo.
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