L’ultimo Simenon pubblicato da Adelphi, Il presidente, è, al solito, un romanzo da non perdere. Perfettamente autunnale e perciò particolarmente indicato per la stagione presente, descrive l’epilogo di un’esistenza, quella del presidente che dà il titolo al libro, che prende definitivamente le distanze dall’attività pubblica del protagonista. Il presidente trascorre le sue giornate, le ultime, in attesa di una duplice trama di vendetta. Il “memento mori” di un antico compagno di classe che si ostina a voler morire dopo di lui e la strenua volontà di non consentire ad un suo collaboratore fedifrago di diventare primo ministro. Trame che si dissolvono, all’insegna di un abbandono di cui il presidente diviene vieppiù consapevole, mentre scopre di essere costantemente “sotto controllo”. Hegel scrisse che non c’è eroe per il suo cameriere. Per Simenon i camerieri sono gli ultimi testimoni – insieme ai lettori – di una vita di successi e di conquiste nel momento in cui questa vita non c’è più. Grandioso il finale, forse proprio perché si tratta del finale di un finale. Consigliabilissimo.
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