Questa mattina sono stato a Vimercate e Roberto, nel corso di una lunga chiacchierata sulle prospettive del Pd, mi ha accompagnato verso il cimitero. Mi sono chiesto se volesse farmi capire qualcosa ed ero un po’ inquieto per la piega che stava prendendo la nostra passeggiata. Invece Roberto mi portava da Banfi, sulla sua tomba, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Antonio Banfi moriva, mi spiegava Roberto, interrogandosi circa la crisi delle strutture del marxismo, a cui Banfi arrivava da un tortuoso percorso attraverso la filosofia europea, affascinato in particolare dalla fenomenologia di Husserl (che studiai in un mitico esame all’università). Era appena passato il ’56 con la crisi d’Ungheria e il mondo intellettuale vicino al Pci era diviso e attraversato da forti tensioni, intellettuali e civili. Non vi sono particolari parallelismi, ma la tomba del filosofo (ma anche senatore) mi è sembrato un bel punto di partenza verso il futuro, accompagnato da uno squisito risotto chez Basilio, che quando si tratta di radici fornisce sempre ottime indicazioni. Con l’occcasione ricordo a tutti che le celebrazioni di Banfi sono in corso e culmineranno venerdì 19 ottobre, alle ore 21, a Palazzo Trotti, con la commemorazione ufficiale.
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